Lo scorso 12 novembre - nel corso del Convegno "Obiettivo domani" al quale hanno partecipato esponenti delle istituzioni, della politica, giuristi ed esperti - ANCE ha presentato le proprie proposte per un mercato delle opere pubbliche efficiente, aperto e competitivo, anche dopo il 2026, a conclusione del PNRR:
- stabilizzare il meccanismo previsto per fronteggiare il caro materiali, fino alla fine dei lavori;
- superare la totale esenzione dell’obbligo di esternalizzazione per i concessionari operanti nei settori speciali fissando una quota minima analoga a quella prevista per i settori ordinari con l’obiettivo di garantire apertura del mercato e parità di trattamento;
- attualizzare l’incidenza percentuale delle spese generali, garantire la reale aderenza dei prezzari ai valori di mercato e vietare la richiesta di opere aggiuntive in sede di offerta economicamente più vantaggiosa anche quando l’appalto è su Pfte;
- porre regole e limiti effettivi all’ "in house";
- intervenire sul Cct, l’istituto fondamentale per la corretta esecuzione delle opere al fine di efficientarlo ancora di più.
Al centro del convegno anche uno dei temi più caldi sul fronte delle costruzioni, quello del caro-materiali che riguarda il 70% dei cantieri delle opere in corso (di cui un terzo dei cantieri PNRR) che devono fare i conti con aumenti dei prezzi che vanno dal 30% fino, in alcuni casi, al 65%. “Le imprese devono ancora ricevere circa 1,7 miliardi di euro già certificati relativi all’ultimo trimestre 2024 e ai primi 5 mesi del 2025. Rispetto alle risorse stanziate, secondo i dati del MIT, per coprire il calo materiali del 2024 e di tutto il 2025 mancano all’appello 2,265 miliardi”, ha spiegato in apertura del convegno la Presidente Federica Brancaccio ricordando, inoltre, che “la crescita del Paese è fortemente condizionata dal completamento delle opere del PNRR, che per il 50% attiene al nostro settore. Se l’edilizia rallenta o si ferma, il Paese non cresce”.
Altro grande argomento di discussione quello della concorrenza negli appalti pubblici. Nel 2024 sono stati registrati circa 62.000 appalti di lavori pubblici per un valore di quasi 61 miliardi di euro. Il 90% degli appalti è stato assegnato senza un reale confronto concorrenziale per un valore di quasi 20 miliardi: il 52,4% tramite affidamenti diretti e il 35,2% con procedura negoziata senza bando. Solo il 7,8% degli appalti ha seguito una procedura aperta, evidenziando una limitata competizione nel settore. Un argomento affrontato dal Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, che ha sottolineato l’attività di “vigilanza collaborativa” della sua authority, evidenziando anche la necessità di utilizzare i prossimi mesi per “preparare un ecosistema in grado di guardare oltre al PNRR”. Un orizzonte tracciato anche da Carlo Deodato, Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha ricordato l’importanza del capitolo del PNRR dedicato alla riforma degli appalti pubblici. A concludere la prima parte del convegno l’intervento del Viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi che ha sottolineato l’importanza dell’esperienza del PNRR anche nella definizione del nuovo Codice degli appalti. “L’edilizia usciva da una stagione di grande crisi, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha consentito al settore di superare l’emergenza. Ma non si può pensare che dal 2027 finisca tutto. Anche dopo il PNRR dovremo puntare a realizzare ponti, strade e ferrovie…”.
In allegato i documenti presentati dall'ANCE e, di seguito, la video registrazione dell'intero convegno.


